Oggi lo storytelling è sempre più diffuso tra le strategie di marketing. Anzi, senza di esso è difficile raggiungere gli obiettivi prefissati. Soprattutto quelli a lungo termine. Ed è per questo motivo che nasce lo storydoing.
Raccontare una storia nel marketing è molto efficace. Al contrario, non farlo non ha più senso. Soprattutto perché i consumatori oggi vogliono far parte di una storia. Quindi usufruire di un contenuto, ma anche esserne parte.
Però cosa significa nel concreto storydoing? E come può aiutare in una campagna marketing? Ecco uno spoiler: la parola d’ordine è “coerenza“.
Per saperne di più continua a leggere la guida Mailsenpai. Alla fine avrai tutti gli strumenti per fare storydoing!
In pochi punti:
Cos’è lo storydoing?
Il modo più semplice per definire lo storydoing è: l’evoluzione naturale dello storytelling. Il motivo è semplice: si tratta di un approccio più concreto della stessa tecnica. In sintesi si passa dal dire al fare.
Difatti lo storytelling riguarda un metodo di comunicazione persuasivo. Che fa leva sulla parte più sentimentale dell’utente. Invece lo storydoing riguarda un approccio più attivo, ma che sfrutta sempre le emozioni.
Sintetizzando è l’utente stesso a diventare coautore della campagna. E per farlo partecipa attivamente.
A cosa serve?
Nel cuore dello storydoing c’è la volontà di trasformare il consumer in prosumer. Perciò di renderlo parte attiva della storia aziendale. Per farlo è determinante far sì che il cliente sia attivo.
Grazie alle tecnologie moderne, fare questo è più semplice. Soprattutto in quanto ogni persona ha almeno uno smartphone. In aggiunta a questo, con il web l’interazione degli utenti è più facile da stimolare.
Inoltre le attività dei consumatori possono essere determinanti. Ad esempio possono influire sulle scelte commerciali. E per farlo si usano le recensioni e le preferenze di acquisto. O ancora altre interazioni online.
Come funziona lo storydoing?
Il funzionamento dello storydoing non è difficile.
Innanzitutto il brand stimola le azioni degli utenti. Questi ultimi svolgendo un’attività online o offline diventano parte della storia del marchio.
Le azioni su cui si basano queste strategie possono essere tante. E cambiare secondo gli obiettivi della campagna. La semplice condivisione del brand sui social rende i consumatori ambassator o portavoce del marchio.
In questo modo non c’è la sola comunicazione della storia dal brand al consumatore. Bensì anche dal target agli altri utenti.
Storytelling vs storydoing: quali sono le differenze nello specifico?
Come anticipato, le due strategie possono essere complementari. Nonostante questo però non tutte le aziende le usano simultaneamente. Anzi oggi molte si limitano a campagne di racconto dei valori, senza includere un atto più concreto. La differenza più importante è proprio in questa concretezza.
- Lo storytelling racconta il brand. Così come i suoi valori e la sua storia. Quindi fa leva sulle emozioni dell’utente per coinvolgerlo nel marchio.
- Lo storydoing sfrutta questo racconto. E lo trasforma in qualcosa di concreto. Ad esempio in una reazione dell’utente, online o offline. Perciò aumenta la concretezza del racconto, di cui diventa parte integrante il consumatore.
La differenza tra storydoing e storytelling è che il brand non si limita a raccontare la sua storia. Bensì è il consumatore stesso con le sue azioni a diventarne parte integrante.
Perché è importante e come usarlo?
Combinare storydoing e visual storytelling è fondamentale. Soprattutto al fine di ottenere una comunicazione efficace in grado di aiutarti a raggiungere gli obiettivi.
Combinare il racconto con la praticità è la chiave per creare una strategia vincente.
Il motivo è semplice: lo storytelling è limitante, in particolare se non porta a un’azione finale. Infatti racconteresti la storia del brand e basta. Per renderlo più efficace è necessario abbinarlo allo storydoing, che è più concreto.
Soprattutto con le generazioni più giovani puoi ottenere non solo reazioni e feedback, ma anche azioni concrete. In più ottieni degli ambassador dei tuoi valori, dei tuoi prodotti… E del tuo marchio.
Tecniche, strategie e consigli sullo storydoing
Come anticipato, una strategia immancabile è l’integrazione dello storytelling. Non può esistere un approccio di storydoing efficace senza la storia del brand ben raccontata. E senza la condivisione di valori e delle caratteristiche del marchio.
Un altro aspetto fondamentale è la coerenza. Affinché la tua campagna sia di successo, non può mancare una connessione tra ogni step. Quindi se promuovi un valore di sostenibilità dovrai portarlo avanti in qualunque passaggio.
Inoltre non perdere mai di vista l’obiettivo: portare il target a promuovere il brand indirettamente.
Per farlo l’utente deve essere un sostenitore attivo. E per appassionarsi al tuo marchio tanto da diventare ambassador deve condividere con te valori e storie. Solo in questo modo puoi creare una vera community in grado di supportarti. Questa comunità deve essere attiva ed empatica. Seguendoti e condividendo le esperienze.
Alcuni esempi di storydoing
Gli esempi dello storydoing possono aiutarti a capire ancora di più. Non solo come funziona, bensì persino come realizzare strategie di successo.
Starbucks e gli unicorni
La nota catena di caffetterie americana è famosa per essere all’avanguardia. Nello specifico con il marketing e la comunicazione.
Anche nel caso dello storydoing il brand si è mostrato preparato. Infatti nel 2017 la catena lancia un nuovo prodotto: l’Unicorn Frappuccino. Con questo termine indica una una nuova bibita, caratterizzata dai colori pastello, rosa e azzurro. Nei post social il commento era: è buono solo se ci credi (come gli unicorni).
Le sue caratteristiche uniche lo rendono subito virale online. Sempre più utenti provano a replicarlo da casa, condividendo sui social le proprie esperienze.
Utilizzando l’hashtag #unicornfrappuccino questa novità ha conquistato il web. Trasformando il racconto di una bevanda colorata e giovane in azioni pratiche e condivisione.
P&G e la parità di genere
Il Gruppo Procter&Gamble si è presentato da sempre come un supporter della parità di genere. Ad esempio le campagne hanno spesso incluso protagoniste femminili. Così come donne che svolgono lavori o azioni che la società ancora considera “da uomini”. Il brand ha supportato la sensibilizzazione su argomenti come i pregiudizi di genere.
Per passare dal racconto ai fatti P&G si è mossa in prima persona. L’azienda ha creato un’estensione di Google Chrome S.H.E (acronimo per Search Human Equalizer).
Attraverso questo strumento è possibile ottenere risultati di ricerca più inclusivi. Perciò con la query “migliori scrittori al mondo” saranno incluse sia donne che uomini. Con la query di ricerca “acconciature perfette” appariranno non solo donne bianche o caucasiche, bensì altre etnie. In questo modo un valore aziendale si trasforma in azione. Per l’impresa come per il target.
IKEA e il configuratore dei divani
Ancora più originale (e di successo) è il caso Ikea. L’azienda svedese per lanciare un nuovo configuratore per divani ha sfidato la creatività dei suoi follower. Il risultato ottenuto è stata la condivisione sui social di forme, lettere e parole di tante fantasie. Difatti gli utenti hanno realizzato tetris, labirinti e personaggi usando i divani Ikea.
Pro e contro dello storydoing
Non ci sono particolari aspetti negativi dello storydoing. Sicuramente, come molte strategie, richiede impegno. E tempo. Quindi anche progettazione e cura ad ogni step.
Nonostante questo però può essere facilmente una strategia vincente. Non solo per migliorare la brand positioning, bensì anche per coinvolgere il target. Abbinata allo storytelling rafforza il tuo marchio agli occhi degli utenti. E lo rende più affidabile e coerente.
Conclusioni
Ora sai tutto dello storydoing! Persino come usarlo insieme allo storytelling per la tua azienda.
Il mondo del marketing però non finisce qui. Sono tantissime le strategie che puoi utilizzare per la tua attività. Per scoprirle visita il nostro blog Mailsenpai. Potrai trovare tanti approfondimenti interessanti.