Il mondo del lavoro è in continua evoluzione. Ogni anno nascono nuove tendenze sui social, come il quiet quitting. Questo “abbandono silenzioso” infatti sta interessando sempre più lavoratori. In Italia così come nel mondo.
Il fenomeno si basa su un nuovo approccio al lavoro da parte del dipendente. Nonché su una specifica impostazione psicologica delle proprie mansioni. Questo nuovo metodo di lavoro probabilmente è dovuto anche alla pandemia. L’evento ha portato le persone a rivalutare il proprio stile di vita. Così come i ritmi sostenuti.
Quindi il quiet quitting cos’è? Abbiamo approfondito l’argomento in questa guida Mailsenpai. Alla fine avrai tutte il info utili sul fenomeno. E potrai decidere se diventare un quiet quitter!
In pochi punti:
- 1 Cos’è il Quiet Quitting?
- 2 A cosa serve il Quiet Quitting?
- 3 Che funzione ha?
- 4 Perché è importante?
- 5 Quali sono le differenze con la Great Resignation?
- 6 Quali sono pro e contro del Quiet Quitting?
- 7 Alcuni esempi di quiet quitting
- 8 Come fare quiet quitting
- 9 Come prevenire il quiet quitting
- 10 In conclusione…
Cos’è il Quiet Quitting?
Letteralmente questo termine significa “abbandono silenzioso“. E in effetti la traduzione dall’inglese è piuttosto descrittiva. Il fenomeno è caratterizzato da un lento abbandono della propria mansione, che può sfociare nel licenziamento. Più frequentemente invece rappresenta la volontà di svolgere il minor lavoro possibile.
La nuova tendenza lavorativa nasce negli USA. Secondo YouGov nel mese di agosto il 56% degli intervistati negli USA non conosceva questo nome. In più molte delle persone che ne avevano sentito parlare avevano una definizione scorretta.
Secondo La Repubblica la spiegazione corretta sarebbe:
“Mettere la vita davanti al lavoro. Senza però rinunciare allo stipendio, ma facendo solo il minimo indispensabile per conservarlo.”
A cosa serve il Quiet Quitting?
In realtà il quiet quitting non è semplicemente fare il minimo indispensabile. Piuttosto è limitare il proprio lavoro nelle ore stabilite da contratto. Nel concreto questo si traduce in:
- Niente più straordinari;
- Rispetto dello spazio personale;
- Riduzione delle responsabilità;
- Non portare il lavoro a casa;
- Conseguire solo gli obiettivi prefissati;
- Conservare lo stipendio, ma non concentrarsi solo su quello.
Che funzione ha?
Gli anni di pandemia possono aiutare a capire la funzione del quiet quitting.
Cioè il lockdown e il tempo libero obbligato hanno portato molte persone a porsi delle domande sul proprio stile di vita. Di conseguenza anche a chiedersi quanto tempo dedicare al lavoro.
Durante questo periodo i lavoratori si sono chiesti perché concedere così tanto del proprio tempo all’azienda. Così come quanto valga la pena fare tanti straordinari. E la risposta è stata la nascita di nuovi bisogni.
Alcuni esempi possono essere la voglia di fare nuove esperienze. O ancora di viaggiare e conoscere altre persone. Oppure semplicemente di esplorare una nuova passione e coltivarla. Il tutto con il tempo che prima si dedicava al lavoro.
Perché è importante?
Studiare i nuovi fenomeni come il quiet quitting è molto importante. Non solo sotto un aspetto sociologico e psicologico. Anzi, diventa fondamentale soprattutto per le aziende e l’economia.
Un’impresa che si rende conto della riduzione di produttività di un dipendente dovrebbe impegnarsi a stimolarlo. O almeno dedicare attenzione a questo aspetto. In questo modo si possono analizzare le esigenze del nuovo tipo di lavoratore e trovare rimedi e soluzioni. Ad esempio può essere il caso di:
- Maggiori stimoli;
- Più flessibilità con gli orari;
- Una riduzione di responsabilità;
- Possibilità di crescita;
- Cooperazione tra colleghi.
Conseguentemente questo richiede un cambio di mentalità, che sia al passo con quella del lavoratore. Rispondendo ai nuovi bisogni si ottengono risultati migliori. Ad esempio non si rischia di ridurre la produttività.
Uno dei testi più rinomati recentemente è quello di ridurre a 4 giorni lavorativi la settimana. Questo test è chiamato “4 Day Week Global” ed è svolto in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Cambridge, dell’Università di Oxford e del Boston College. Questo si basa sul concetto che maggiore tempo libero può implicare una maggiore produttività. In quanto il dipendente ha più tempo per sé stesso e ottiene più flessibilità.
Quali sono le differenze con la Great Resignation?
Spesso si associa quite quitting con la Great Resignation. In realtà entrambe sono tendenze che riguardano il mondo del lavoro. Tuttavia presentano delle notevoli differenze. Ad esempio il quiet quitting solo alcune volte può sfociare nel licenziamento. Al contrario la Great Resignation consiste nel presentare le dimissioni, cercando un’alternativa più adatta.
Quiet Quitting | Great Resignation |
---|---|
Riduzione della qualità e della quantità di tempo dedicate al lavoro | Consiste nella dimissione da un posto di lavoro, anche sicuro, per una nuova alternativa |
L’obiettivo è dare spazio e tempo ad altri aspetti della vita di tutti i giorni | L’obiettivo è cercare un nuovo posto di lavoro che porti a benessere fisico e mentale |
La pandemia ha portato a una riflessione su come gestire il lavoro e gli altri aspetti della vita | La pandemia ha rappresentato un innesco di questa pratica |
La Generazione Z è quella che adotta maggiormente il quiet quitting | La fascia d’età compresa fra i 26 e i 35 anni è quella più colpita dal fenomeno |
Quali sono pro e contro del Quiet Quitting?
Nonostante il quiet quitting sia un fenomeno sempre più frequente, i pro e contro possono essere soggettivi. Anzi, l‘esperienza è principalmente personale. Per questo motivo si possono elencare gli aspetti positivi e negativi. Tuttavia questi potrebbero cambiare a seconda del singolo lavoratore.
In generale i vantaggi sono:
- Minori responsabilità;
- Riduzione dello stress;
- Più tempo da dedicare al di fuori del lavoro;
- La possibilità di approfondire nuove passioni;
- L’aumento della qualità e della quantità del tempo da dedicare alle persone.
Allo stesso tempo però il quiet quitting può avere dei difetti. Ad esempio questo approccio al lavoro può ridurre gli stimoli. Almeno quelli all’interno dell’ambiente lavorativo. Inoltre una diminuzione degli straordinari può rappresentare un minore incasso economico.
Alcuni esempi di quiet quitting
Gli esempi di quiet quitting possono essere molto diversi tra loro. Questa pratica si differenzia soprattutto per le motivazioni che spingono il lavoratore al cambio. Cioè non solo a ridurre il tempo dedicato al lavoro, bensì anche la sua qualità.
Quite quitter per avere più flessibilità
Molte persone scelgono il quiet quitting per avere più flessibilità. La pandemia e lo smart-working hanno portato le persone ad avere una nuova consapevolezza. Cioè che il lavoro può essere svolto anche fuori dall’ufficio. Nonché gli orari di lavoro rigidi perdono di senso.
Lo scopo è focalizzarsi sugli obiettivi da raggiungere. Quindi non sulla quantità di tempo da dedicare al lavoro. Questo ragionamento va contro un po’ al sistema più tradizionale della gestione del lavoro. Cioè quello di un’impostazione degli orari fissi e del loro rispetto. Con i rispettivi straordinari.
Scegliere il quiet quitting per un ambiente lavorativo negativo
Il rapporto con colleghi, responsabili e datori di lavoro è un’altra motivazione importante. Cioè un ambiente poco piacevole caratterizzato da una comunicazione difficile è una causa di quiet quitting.
Molti quiet quitters infatti trovano una difficoltà nello svolgimento delle proprie mansioni. Perché? In quanto i colleghi o i responsabili rendono tutto più complesso. A partire dall’ambiente in cui si lavora. O nella gestione e divisione dei compiti. Di conseguenza in questo caso il quite quitting rappresenta un atteggiamento più passivo verso il lavoro.
Questo aspetto si collega anche a un non sentirsi apprezzati. Anzi, alla percezione di avere persone che sottovalutano le proprie capacità. Dunque si tratta si svolgere il minimo indispensabile per avere lo stipendio.
Insoddisfazione generale e quite quitting
Certamente un motivo di quiet quitting è l’insoddisfazione. Nei confronti dell’ambiente, dei colleghi o delle proprie mansioni. Qualunque sia la causa pratica, il principale sentimento è quello dei insoddisfazione e di frustrazione. Ad esempio molti di questi motivi possono essere:
- Le aspirazioni personali non raggiunte;
- Un carico di lavoro troppo grande;
- Le poche possibilità di crescita;
- La mancanza di stimoli;
- Le caratteristiche della posizione ricoperta;
- Il rapporto con i collaboratori.
A differenza della Great Resignation, il quiet quitter è rassegnato a questi aspetti. Infatti non cerca un’alternativa più stimolante (ad esempio una nuova posizione lavorativa). Al contrario, accetta la situazione semplicemente dedicando meno tempo al lavoro.
Come fare quiet quitting
I modi per fare quiet quitting sono molti. Sicuramente al primo posto c’è il dedicare meno tempo al lavoro. Cioè sono lontani i tempi in cui si svolgevano straordinari su straordinari, spesso non pagati. Se si è soggetti ai rigidi orari da ufficio, questi verranno rispettati. Perciò non si dedica più del tempo necessario alle proprie mansioni.
Allo stesso tempo l’abbandono silenzioso è caratterizzato da una riduzione della qualità. O meglio, il lavoro può essere svolto correttamente, ma lo stimolo è ridotto notevolmente. Non c’è la voglia di essere produttivi o raggiungere obiettivi più grandi. Nonostante questo però la mansione viene svolta con cura, solo alle condizioni stabilite dal lavoratore.
Come prevenire il quiet quitting
Da un punto di vista delle imprese, prevenire l’abbandono silenzioso è fondamentale. In caso contrario si ottengono dipendenti poco stimolati. Certo, questi ultimi possono comunque occuparsi delle proprie mansioni ma non saranno al 100% produttivi.
Per evitare questo atteggiamento, molti direttori HR stanno considerando più strategie. Alcune sono:
- Definire obiettivi di crescita per i dipendenti;
- Fornire stimoli al gruppo e al singolo;
- Avere una comunicazione aperta anche con i responsabili;
- Introdurre novità;
- Ascoltare i bisogni dei dipendenti;
- Una maggiore flessibilità.
In conclusione…
Visti i quiet quitters in continuo aumento, occuparsi di questo aspetto è fondamentale per le aziende. Non farlo significa lasciare che il dipendente si dedichi il minimo indispensabile al lavoro. O almeno che non sia produttivo al massimo delle sue potenzialità.
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