Compreresti mai un oggetto con il logo del brand troppo ripetuto? Forse la risposta è no! Per molti anni, invece, l’overbranding è stata una tecnica molto apprezzata dai consumatori. Come ben sai, però, le mode e il gusto dei clienti cambiano continuamente. Oggi ti aiuteremo a capire se l’overbranding cos’è l’over branding e se è una pratica che porta a dei risultati!
In pochi punti:
Cos’è l’overbranding?
L’overbranding è la tendenza di un’azienda di inserire il logo di un brand più volte all’interno di un prodotto. Questa tecnica nasce nel mondo della moda e del lusso per rendere subito riconoscibile il brand e lo status del consumatore. In seguito, al forte successo si è diffusa in moltissimi altri settori. Le aziende utilizzavano questa tecnica per cercare di rimanere impressi nella mente del consumatore. Negli anni, però, questa tendenza è andata a diminuire, ma non è mai scomparsa del tutto. Infatti, molti brand utilizzano ancora questa strategia per incentivare i consumatori all’acquisto.
Come nasce?
Come ogni pratica aziendale, anche l’overbranding nasce dall’ascolto dell’esigenza dei consumatori. Facciamo un salto indietro nel tempo di circa 20 anni e vestiamo i panni di un consumatore di un elevato status sociale. In quel periodo per poter differenziarsi e mostrare la propria ricchezza era necessario sfoggiare capi e oggetti di lusso. Gli altri consumatori in poco tempo dovevano capire quale brand ti rappresentava. Le aziende per favorire un maggior riconoscimento del brand hanno sfruttato la tecnica dell’overbranding. Cominciarono a comparire nelle sfarzose vetrine borse, vestiti e portafogli con il logo del brand ripetuto sopra tutto l’oggetto. In altre parole, il logo si trasforma nella trama del prodotto acquistato dal cliente.
Overbranding oggi
Ora torniamo al dilemma iniziale, l’overbranding è ancora apprezzato dai consumatori?
La domanda non può essere netta, perché non tutti i consumatori sono uguali. Una cosa, però, è certa l’overbranding negli anni ha subito una decadenza. Nell’era della digitalizzazione i consumatori cominciano ad essere più critici nei confronti di questi prodotti con un logo troppo in vista. Vengono preferiti, infatti, i prodotti in cui è logo è visibile in maniera più contenuta. Esiste, però, una piccola fetta di acquirenti che ancora sogna e desidera quei prodotti. Solitamente, perché, vengono visti come cimeli che hanno fatto la storia o come un must have da conservare all’interno dell’armadio.
Possiamo, quindi, dire che l’overbranding non è più una caratteristica che spinge il consumatore a investire più denaro. Inoltre, l’obiettivo delle nuove aziende è riuscire ad essere notati creando una relazione con il cliente. Se pensiamo ai brand più amati dai consumatori, infatti, il logo al massimo è ripetuto una volta e non sempre è in primo piano. Basti pensare allo stile semplice di Apple oppure al piccolo logo sui prodotti Ralph Lauren.
Gli effetti indesiderati dell’overbranding
I rischi nell’utilizzare l’overbranding sono dietro l’angolo. A volte, il voler essere memorabili rischia di generare l’effetto contrario. Vediamo insieme gli effetti indesiderati dell’overbranding:
- Mostra troppa insicurezza! Un brand che utilizza in modo eccessivo un logo è come una donna con troppo trucco. Non è importante la visibilità del brand, ma l’esperienza che il consumatore avrà.
- Non è accattivante graficamente. Sei sicuro che il tuo logo sia così bello da essere riproposto? Spesso usare nelle trame dei prodotti il proprio logo non lo rende più accattivante agli occhi del consumatore. In particolare, evita questa tecnica se il tuo brand non rappresenta un elevato status sociale.
- Non è amato dai clienti. Come abbiamo visto, i consumatori nel loro processo d’acquisto sono influenzati da altri fattori. Il logo ben in vista e ripetuto molte volte non è più un elemento attrattivo che spinge in consumatori a investire tempo e denaro.
Esempi overbranding
L’overbranding è utilizzato principalmente nel mondo della moda e del lusso. Esistono, però, esempi overbranding in altri settori. Ora vedremo insieme le aziende che hanno fatto di questa tecnica il loro tratto distintivo.
Louis vuitton e Gucci: icone dell’overbranding
Tra gli esempi di overbranding non è possibile non citare questi due brand e le loro stampe monogram. Louis Vuitton è tra le prime aziende ad ascoltare il desiderio di approvazione sociale del loro target. Gucci, invece, ha saputo sfruttare l’overbranding per migliorare la sua competitività sul mercato. Con questa tecnica e con un’adeguata strategia di marketing, le due case di moda sono riuscite a rendere i propri prodotti degli evergreen. Nel portafoglio prodotti, ovviamente, sono nate nuove grafiche più in linea con i gusti dei consumatori. Nonostante ciò, i loro prodotti con il logo come fantasia continuano ad essere acquistati e desiderati da tantissimi consumatori.
Settore della ristorazione
Un esempio di overbranding meno apprezzato dai consumatori riguarda il settore della ristorazione. Spesso, alcuni ristoratori cercano in maniera ossessiva di far ricordare il proprio nome inserendo il logo in ogni angolo del locale. Ti è capitato di andare in un locale è trovare il logo sulle pagine del menù, sul bagno, sulle tovaglie o sulle posate? Questa continua ripetizione, solitamente, rende il locale chic o poco elegante. Il cliente giudicherà la location non soddisfacente e non sarà incentivato a ritornare. È preferibile, invece, creare un’ambientazione unica e coerente con il tipo di servizio che si sta offrendo.
Overbranding online
Nell’era della digitalizzazione l’overbranding si manifesta anche all’interno dei siti o profili social aziendali. Molte aziende, infatti, pensano che inserendo il proprio logo in ogni spazio online incentivi il ricordo del brand. In realtà, è un’attività del tutto inutile! Ad esempio, se si pubblica un post sul profilo aziendale non è vitale il logo. È bene, invece, utilizzare un font, un tone of voice e delle immagini coerenti con il brand. Per creare engagement e favorire il brand awarness è necessaria, quindi, una valida strategia social, basata sull’analisi del target. Se si creano contenuti interessanti e coinvolgenti per gli utenti non è necessario mettere in primo piano logo aziendale.
Conclusioni
Il nostro viaggio nel mondo dell’overbranding è giunto al termine! Se hai altre curiosità o vuoi conoscere altri esempi, ci siamo noi sempre pronti per una nuova avventura insieme.