Può sembrare il titolo di un romanzo di fantascienza o di una puntata della popolare serie Black Mirror.
Eppure non lo è affatto. Il marketing onirico esiste già.
E non sono pochi coloro – soprattutto neuroscienziati e psicologi specializzati – che ne denunciano il potenziale fortemente manipolativo.
Il fatto è questo: anche se dovrebbe essere considerato un argomento scottante, in Italia se ne parla poco.
Forse perché percepito come qualcosa di ancora piuttosto lontano. Roba da tecnologia super-avanzata… per intenderci.
Ma, come spesso accade, il rischio è di commettere un grosso errore.
Di sottovalutare ampiamente quello che potrebbe diventare, in brevissimo tempo, un problema reale.
Qual è il nostro consiglio?
Leggere e informarsi il più possibile.
A cominciare dal nostro articolo.
In pochi punti:
Che cos’è il marketing onirico
Né più né meno di quanto suggerisce il nome. Marketing dei sogni.
Chiaro. L’espressione non va intesa in senso positivo. Come sorta di pubblicità auspicata e auspicabile. Ma in tutt’altro verso.
Si tratta – infatti – di una sorta di marketing subliminale.
Cioè il tentativo esercitato da grandi (almeno per il momento) aziende e multinazionali di entrare nei sogni delle persone. Di influenzarne l’inconscio attraverso parole, immagini e suoni precisi.
Lo scopo?
Ovviamente commerciale. Vendere di più e meglio.
Come funziona
Alla base del marketing onirico ci sono studi importanti e ricerche di lungo periodo.
Diciamo, però, che il discorso è legato a doppio filo al cosiddetto Targeted Dream Incubation (o TDI). Letteralmente: incubazione mirata dei sogni.
Che cos’è?
Un particolare metodo di monitoraggio e condizionamento del sonno – in genere supportato dall’uso di dispositivi appositi come Dormio – che permette di guidare i sogni verso temi scelti in precedenza.
O, se si parla di marketing, di prodotti e servizi.
Prima di andare avanti ci teniamo a specificare un paio di cose.
Numero uno: che il processo avviene durante una fase intermedia di veglia-sonno chiamata ipnagogia.
Numero due: il TDI viene da tempo utilizzato per risolvere problemi di varia natura (anche psicologica) e per stimolare la creatività.
Il caso Molson Coors
È arrivato il momento di passare alla parte più concreta della questione.
In che modo? Con un esempio pratico.
Basta fare un giro per il web. Viene subito alla luce la controversa campagna BIG GAME DREAM 2021 promossa dalla compagnia di bevande alcoliche Molson Coors e realizzata in occasione del Super Bowl americano.
L’iniziativa è stata a base volontaria. Ma non per questo meno discussa.
Il suo contenuto? Nulla di complicato. Almeno nella spiegazione.
Ai partecipanti veniva sottoposto un filmato audio-visivo (di scene rilassanti come paesaggi alpini e tranquilli corsi d’acqua alternate ad immagini della birra Coors) da guardare prima di mettersi a letto. E in aggiunta un tracciato sonoro di 8 ore da ascoltare durante il sonno.
Delle 18 persone, che hanno scelto di aderire all’esperimento, 5 hanno riportato di aver sognato la birra proposta.
Contro il marketing onirico
Proprio come reazione alla campagna Molson Coors cominciano a sollevarsi i primi dubbi sul marketing onirico.
I promotori sono una quarantina, tra esperti e ricercatori, che in una lettera aperta mettono nero su bianco cosa pensano al riguardo.
Per ora, la pubblicità basata sul TDI richiede la nostra partecipazione attiva […]. Ma è facile immaginare un mondo in cui gli altoparlanti intelligenti – 40 milioni di americani attualmente li hanno nelle loro camere da letto – diventino strumenti di pubblicità notturna passiva e inconscia, con o senza il nostro permesso.
Robert Stickgold, Antonio Zadra, Adam Haar
Ancora una volta: non stiamo parlando di un racconto distopico. Ma di un’eventualità da scongiurare.
Quel che è certo è che gli autori e firmatari del testo si augurano politiche attive di protezione da parte dei legislatori.
Purtroppo il rischio che quanto ipotizzato si realizzi è davvero dietro l’angolo.
Mettiti alla prova
Per capire qual è il meccanismo del marketing dei sogni possiamo cimentarci in una specie di esperimento domestico. Da fare nel comfort di casa.
Cosa serve? Nulla di particolare. Una bella dormita e seguire le istruzioni.
Nient’altro.
- Scrivi brevemente il problema da risolvere su un foglio e posizionalo vicino al letto.
- Leggi quanto appuntato prima di addormentarti.
- Sdraiati e prova a visualizzare l’obiettivo come un’immagine reale.
- Ripeti a te stesso di voler focalizzare il problema durante il sonno.
- Lascia carta e penna a portata di mano.
- Al risveglio, prima di alzarti, cerca di trascrivere il sogno in ogni particolare.
Beh? Ha funzionato? Speriamo di sì. Comunque puoi ritentare. Senza limiti. Quante volte vuoi!
L’importante è che tu abbia compreso come si possano influenzare i nostri sogni. E qual è l’interesse dei marketers.
Qual è il futuro del marketing onirico
Di fronte all’allarme mosso da alcuni c’è lo scetticismo di altri. Altri come la psicologa ed esperta di sogni ed ipnosi Deirdre Barrett della prestigiosa Harvard Medical School.
È chiaro che si possono far ascoltare facilmente delle pubblicità alle persone che dormono, ma non esistono prove che questo possa avere un qualche effetto tangibile sui sogni che faranno.
Science.org
La realtà è che lo scenario è ancora aperto e gli esiti poco scontati.
Ma quello che dovrebbe far riflettere tutti è la questione etica.
La domanda da porsi è la seguente.
È giusto che la pubblicità arrivi a controllare anche i sogni? Ad hackerarli?
Prima di dare una risposta meditiamo sui dati.
Secondo un’attuale ricerca dell’American Marketing Association di New York, ben il 77% degli oltre 400 marketers statunitensi intervistati mira ad implementare la tecnologia dei sogni a fini commerciali.
Ci lascia interdetti o indifferenti?
Conclusioni
Per certi versi il marketing onirico può essere visto “semplicemente” come la nuova frontiera della pubblicità. In fondo, una strategia vale l’altra. L’obiettivo finale è quello di vendere. Mica di uccidere qualcuno.
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Basta considerare il grande potere virale assunto dai social (ma questa è un’altra storia).
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