La Content Inflation è un fenomeno in crescita. Che riguarda soprattutto i contenuti online. Infatti è relativo alla grande quantità di informazioni sul web. Questo può portare ad argomenti non approfonditi. E trattati con superficialità.
Sulla SEOSEO è l'acronimo di Search Engine Optimization, ovvero Ottimizzazione per i Motori di Ricerca. Questa sigla comprende tutte le pratiche volte a migliorare l'indicizzazione e il posizionamento di un contenuto... i contenuti di bassa qualità possono avere un impatto negativo. Ad esempio sul posizionamento nella SERPCon l’acronimo SERP (in inglese Search Engine Results Page) si fa riferimento alla "pagina dei risultati del motore di ricerca". Si tratta, dunque, dell’elenco ordinato di pagine internet che appaiono.... Di conseguenza anche sulla visibilità. E sulla possibilità di raggiungere un numero più alto di utenti.
In cosa consiste la Content Inflation? Ha anche dei vantaggi? Abbiamo approfondito l’argomento in questa guida. Così da rispondere a tutte le domande. Alla fine puoi avere maggiori info e dettagli sul tema.
In pochi punti:
Cos’è la Content Inflation?
Innanzitutto Content Inflation è un fenomeno online recente. Questo è relativo soprattutto all’espansione eccessiva di contenuti sul web. Nello specifico oggi la quantità di informazioni disponibili è in costante crescita. Inoltre è un numero che si alza rapidamente. Di conseguenza questo intacca anche la qualità generale dei contenuti.
Le caratteristiche della Content Inflation sono molte. Sicuramente tra queste c’è la concentrazione sulla quantità piuttosto che sulla qualità. Ad esempio degli autori, degli editori e dei creatori di contenuti. O ancora dei copywriter. Tutto ciò porta a testi poco approfonditi. E a volte fuorvianti.
Perché e quando si verifica?
Sono diverse le cause della Content Inflation. Spesso però si verifica per due motivi:
- Competizione. Cioè il mondo digitale è sempre più affollato. Difatti gli autori e le aziende competono molto per attirare l’attenzione. Quindi anche per emergere. Questa competizione porta a produrre più contenuti possibili. Lo scopo è quello di coprire un’ampia varietà di argomenti. E raggiungere più utenti tramite le parole chiave. Nonché ottenere un buon posizionamento nei risultati di ricerca. Però lo sforzo può portare a una minore qualità.
- Monetizzazione. Dunque anche il guadagno. Infatti la pubblicità online è una fonte di ricavo per molti siti web. Ad esempio la pubblicità display. Perciò avere tanti contenuti pubblicati significa avere più pagine. Conseguentemente anche più spazi su cui inserire annunci pubblicitari. Cioè un aumento delle entrate.
La Content Inflation può avere luogo in ogni momento. Tuttavia è più diffusa in periodi di rapida evoluzione tecnologica. O ancora, quando i motori di ricerca cambiano i loro algoritmi. Qui nasce l’esigenza di adattarsi. Così da favorire un certo tipo di contenuto.
Come rimediare alla Content Inflation?
Ci sono molti modi per contrastare la Content Inflation. Senza dubbio il principale è concentrarsi sulla qualità. E non sulla quantità. Però ecco altri suggerimenti:
- Approfondisci gli argomenti trattati. Invece di produrre molti contenuti superficiali, focalizzati su un numero minore di argomenti. Però vai nel dettaglio con informazioni utili e ben documentate.
- Monitorare la qualità. Quindi usa strumenti di analisi. Questo ti aiuta a verificare l’impatto dei contenuti pubblicati sul target. E a individuare eventuali aree di miglioramento.
- Rivedi e aggiorna i contenuti già esistenti. Piuttosto che creare nuovi contenuti costantemente, dedica del tempo ad aggiornare quelli già pubblicati. Così migliori la loro qualità. E li rendi più utili per gli utenti.
Quali sono le conseguenze?
La Content Inflation può avere diverse conseguenze. In particolare un impatto negativo per gli utenti come per i creators. Tra questi:
- Difficoltà nel trovare informazioni di qualità. Un alto numero di contenuti superficiali implica per gli utenti un disagio nell’individuare informazioni accurate. Cioè si fa fatica a riconoscere le fonti affidabili sul web.
- Perdita di credibilità. Del brand o del sito. In quanto questi creatori di contenuti che si concentrano sulla quantità possono perdere la fiducia. E senza questa si danneggia la reputazione, che è difficile da recuperare in seguito.
- Sovraccarico di informazioni. Gli utenti possono sentirsi sopraffatti. Dunque la quantità di informazioni disponibili li porta a rinunciare. Ad esempio non cercano più approfondimenti o altri contenuti sull’argomento.
Quali sono i rischi della Content Inflation?
Come anticipato, la Content Inflation ha diverse conseguenze. Ma anche molti rischi. La maggior parte riguardano la qualità dell’informazione. Inoltre anche la percezione del valore dei contenuti può essere intaccata.
Ad esempio la diffusione di contenuti fuorvianti può contribuire alla disinformazione. Di conseguenza si diffondono notizie false. Dunque gli utenti hanno difficoltà a riconoscere ciò che è vero.
In aggiunta a questo c’è un’erosione della fiducia. Ovvero, la bassa qualità può portare le persone a perdere fiducia. Ad esempio nelle fonti di informazione. Quindi dubitano dell’autorevolezza degli esperti. O dell’affidabilità del sito web.
Infine può esserci una perdita del valore percepito. La Content Inflation porta perciò gli utenti a considerare meno preziosi i contenuti online. E così si riduce la loro disponibilità a pagare per informazioni di alta qualità. O ancora a dedicare tempo alla ricerca e all’apprendimento.
Alcuni esempi
Sono tanti gli esempi di Content Inflation. Questi possono aiutare a capire meglio il fenomeno. Nonché approfondirne le caratteristiche. Eccone alcuni.
- L’enorme quantità di video brevi (short videos) consumati velocemente. Ad esempio su TikTok, YouTube e Instagram. Infatti i video brevi sono numerosi. Per questo anche prodotti e consumati velocemente. Il tutto senza prestare attenzione a qualità e sostanza.
- Il numero alto di podcast lanciati ogni giorno. Ce ne sono così tanti che è difficile emergere dal rumore di fondo. E molti di questi hanno una qualità media o scarsa.
- Gli articoli superficiali. Molti siti pubblicano per massimizzare le visualizzazioni, i click e le entrate pubblicitarie. Quindi creano tantissime pagine con testi di bassa qualità. L’obiettivo è inserire più spazi pubblicitari possibili.
- I post sui social media. Spesso contengono poca sostanza e valore. Anzi, sono pubblicati solo per acquisire like, cuori e commenti.
- Gli ebook di scarsa qualità. Prodotti solo per vendere un prodotto e fare marketing. Ad esempio per inviarli in allegato all’email marketing.
- I corsi online improvvisati. In questo caso sono creati solo per guadagnare denaro dalla vendita del singolo pacchetto.
Quali sono pro e contro della Content Inflation?
Come anticipato, la Content Inflation vuole aumentare il volume e il numero di contenuti di marketing. Si riferisce ad esempio a articoli e video. Ma anche a infografiche, e-book e altri contenuti.
Tuttavia da un lato, questo fenomeno presenta anche alcuni vantaggi per le aziende. Questi sono in termini di maggiore visibilità e ingaggio del pubblico. dall’altro lato però i rischi sono altissimi. E le conseguenze negative di questa pratica possono intaccare aspetti fondamentali. Ad esempio la reputazione. O il rapporto con il target.
PRO | CONTRO |
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Maggiore quantità di contenuti Opportunità di ingaggiare facilmente il pubblico. Possibilità di sperimentare con formati e temi diversi. Migliore copertura di un argomento. Proposta di contenuti in serie. | Rumore di fondo più alto. Maggiore difficoltà di farsi notare. Rischio di sembrare “inseguitore” piuttosto che esperto. Mancanza di focalizzazione. Spreco di risorse su troppi contenuti. Difficoltà nel mantenere un’audience attiva con tanti contenuti poco utili. |
In sintesi, la Content Inflation può portare ad alcuni benefici. Soprattutto in termini di maggiore produzione e distribuzione di contenuti valoriali. Nonostante questo però va gestita con attenzione. In quanto è fondamentale non generare un effetto opposto. Cioè la banalizzazione del ruolo di un’azienda come fonte affidabile di informazioni. E molte altre conseguenze negative.
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