Come diceva un famoso film di Nanni Moretti… “Le parole sono importanti”.
Ma anche i nomi non scherzano. Specialmente se si parla di brand naming. Anzi, in questo caso sono fondamentali.
Non abbiamo dubbi.
Azzeccare il brand name di un’azienda rappresenta, quello che può essere considerato, il primo passo di una strategia di marketing ben congegnata.
Ma come chiamare un brand? Quali sono i trucchi del mestiere?
Non preoccuparti.
Se vuoi saperne di più basta proseguire con la lettura.
Pronti per mollare gli ormeggi?
Che il viaggio abbia inizio!
In pochi punti:
Che cosa vuol dire fare BrandIl brand coincide con il marchio di un'azienda, ma la sua definizione ha più a che fare con il concetto astratto che con sue le qualità tangibili. La parola brand... naming
Cominciamo, come al solito, dalle basi.
E dunque, che cosa vuol dire – esattamente – brand naming?
L’espressione unisce due parole: brand (marca) e naming (nominare dal verbo inglese to name).
Definisce l’insieme delle varie attività svolte per trovare il nome di un’azienda.
O meglio ancora, per trovarne uno vincente.
Nel senso di riconoscibile, identificativo e facile da memorizzare.
Il brand name, da solo, contribuirà ampiamente alla percezione della marca e del prodotto: più sarà ricco sul piano simbolico, più forte ne sarà il potenziale di penetrazione e memorizzazione.
Beatrice Ferrari, esperta di naming
Tutto vero e piuttosto impegnativo.
A dispetto di quanto si potrebbe sembrare… non è un gioco da ragazzi.
Scegliere un brand name adatto significa applicarsi con metodo.
Fare ricerche di mercato e avere competenze specifiche.
Ad esempio, nel campo del marketing e della linguistica.
Ovviamente, un pizzico di creatività non guasta.
A volte (in rarissimi casi) è solo una questione di colpo di genio.
#1 applica la regola CO.ME.OR.G.O.
Prima di metterci all’opera dobbiamo porci una domanda.
E cioè: quali sono le caratteristiche di un brand name che funziona?
Per spiegarle utilizziamo un acronimo.
La sigla CO.ME.OR.G.O. nasce proprio per aiutare i copywriter a focalizzare gli obiettivi di un brand name efficace.
Che, spieghiamo, deve essere:
- COrto = come dicono gli inglesi less is more. Un nome breve (una o due parole al massimo) è più immediato, facile da ricordare.
- MEmorizzabile = capace di rimanere nel tempo, in grado di entrare nella testa della gente senza fatica.
- ORiginale = la parola d’ordine è unicità. Bisogna differenziarsi dai competitors. Attenzione: verifica che il nome non sia stato scelto da altre aziende e quindi legalmente registrato.
- Gradevole = cioè capace di trasmettere sensazioni piacevoli e positive.
- Orecchiabile = musicale, semplice da pronunciare. Anche in lingue straniere se miriamo a mercati internazionali.
Segui queste indicazioni e sarai – certamente – sulla buona strada.
#2 guardati intorno
Bene. Abbiamo spiegato – a grandi linee – come dovrebbe essere un brand name.
Ora viene il bello. È il momento di mettersi a lavoro.
E, quindi, da dove si inizia?
Naturalmente dallo studio di settore.
Prima di buttare giù idee bisogna analizzare qual è la situazione. Ovvero, quali sono i brand name più utilizzati dalla concorrenza. E qual è il pubblico di riferimento.
Verificato il contesto, si può – finalmente – passare alla pratica.
Ricordiamoci che l’obiettivo principale è quello di creare un nome che sappia rispecchiare l’essenza del marchio. Ma anche capace di colpire l’emotività dei clienti.
Come si fa?
Possiamo aiutarti con qualche suggerimento pratico.
Ecco, quali sono le principali tipologie di brand naming impiegate:
- Patronimici (Barilla, Valentino, Giovanni Rana, Colussi)
Cioè nomi propri, solitamente derivati dal nome del fondatore dell’azienda.
Attenzione. Si tratta di soluzioni dotate di grande forza distintiva, ma difficili da piazzare nel caso di cognomi troppo diffusi. - Nomi descrittivi (Ristorante da Luigi, Calzedonia, Intimissimi)
Dicono esattamente cosa sono e di cosa si occupano. Senza lasciare spazio a fraintendimenti.
Hanno un asso nella manica in più: compaiono nei motori di ricerca.
Il rovescio della medaglia è che spesso faticano a colpire l’immaginario collettivo. - Nomi evocativi (Kodak, Amazon, Google, Twitter)
I brand name di questo tipo puntano sull’originalità.
Possono essere totalmente inventati, frutto di elaborazioni creative, onomatopeici e chi ne ha più ne metta. Di sicuro, sono inediti.
Tuttavia richiedono maggiore sforzo ed energie per il lancio pubblicitario.
Tutto chiaro fin qui? Ottimo, allora continuiamo pure.
#3 lasciati ispirare
Senza acqua non cresce nulla. L’immaginazione va stimolata.
Il nostro consiglio?
Leggere tanto. Informarsi.
Cerca immagini, frasi, presentazioni video in giro per il web (magari utilizzando piattaforme come Pinterest) e osserva il mondo.
Anche la vita quotidiana può fornire spunti utili.
Insomma, raccogli quanto più materiale possibile.
Fatto?
Adesso, prendi il famoso quadernino degli appunti e trascrivi quello che ti viene in mente.
Brand name noti, di fantasia, doppi sensi. Tutto quello che ti passa per la mente.
Nomi apparentemente assurdi potrebbero nascondere sorprese inaspettate.
Extra tips: fai ordine utilizzando elenchi e mappe concettuali.
Puoi crearne di personalizzate anche online. Grazie a strumenti come Mindomo e XMind.
#4 sperimenta
Hai il famoso blocco creativo?
Abbiamo la soluzione giusta.
Esistono tool (gratuiti e a pagamento) che possono aiutarti ad individuare il nome per un brand. In pochi minuti.
Parliamo dei cosiddetti brand name generator.
Si tratta di veri e propri generatori di nomi aziendali.
L’utilizzo è davvero intuitivo. Basta inserire la parola chiave desiderata nella casella di ricerca.
Otterrai all’istante centinaia di brand name per il tuo business.
Qualche esempio?
Prova con Wordnick o Namestation.
Se – invece – algoritmi e software non fanno per te, non demordere.
A volte è sufficiente un po’ di allenamento.
Prova a giocare con le parole.
Utilizza suffissi, mescola sillabe, lavora sui sinonimi, unisci più termini in uno… Senza porre limiti alla fantasia.
D’altronde, quando si è in piena fase creativa tutto è lecito.
Ti diamo giusto un paio di suggerimenti finali.
Evita sigle e termini latini.
Di sicuro possono conferire un certo prestigio al marchio. Ma al contempo rischiano di risultare freddi. Impersonali.
Al contrario, diciamo sì ai numeri. Perché sono in grado di suscitare curiosità.
Provare per credere.
#5 Brand naming ultimo step: testa l’efficacia
Ci siamo. Hai scelto il tuo brand name e almeno sulla carta sembra perfetto. Proprio quello che stavi cercando.
Ma non basta.
Per essere sicuri che il prodotto finale sia valido, occorre validarne l’efficacia.
Come suona alle orecchie delle persone? È facile da pronunciare?
È coerente con il marchio? Accattivante?
Prova a sottoporre questi quesiti ad un gruppo selezionato di persone. Amici, colleghi, vecchi e potenziali clienti.
Registra le loro reazioni e fanne tesoro.
Se l’esito finale è positivo, si può procede con la progettazione del logo.
Brand naming – Conclusioni
La nostra mini-guida sul mondo del brand naming è in dirittura di arrivo.
Ma non si conclude qui.
Vogliamo darti qualche consiglio di lettura per approfondire l’argomento in maniera adeguata.
- Naming. Guida per attribuire la migliore denominazione a un’azienda o a un prodotto di Giovanni Sodano.
- Brand naming. Il nome all’interno del sistema-marca di Alberto Cellotto.
- Il nome della marca: creazione e strategia di naming di Béatrice Ferrari, Marcel Botton e Jean Jack Cegarra.
- Naming Book: 5 Steps to Creating Brand and Product Names that Sell di Brad Flowers
Se hai qualche domanda non esitare a contattarci.
E ricorda: nomen omen… il nome è un destino!